Mai nessuno come Cavani in Italia, adesso tocca alla società costruire attorno a lui un Napoli da Scudetto. Dopo la tripletta alla Roma, il Matador ha fatto capire che per rimanere vuole una squadra più competitiva. Alla società il compito di dar vita ad un progetto davvero vincente.
Nel commentare l’inattesa quanto dolorosa sconfitta della sua Juve, Antonio Conte aveva affermato, con sano realismo: “Non siamo marziani, quelli stanno da un’altra parte“. Esattamente, qualche centinaio di chilometri più a sud, a Napoli, dove continua a mostrare un Edinson Cavani per il quale sono ormai finiti gli aggettivi.
Quella rifilata alla Roma è stata la settima tripletta da quando indossa la casacca azzurra. Lui è forte, fortissimo, e pure equo: tre goal ai giallorossi, e tre goal, sempre in questa stagione, all’altra metà della Capitale, la Lazio, giusto per non scontentare nessuno. Non ce ne vogliano i vari De Sanctis, Maggio, Behrami, Pandev, peraltro tutti tirati a lucido nell’esibizione anti-giallorossi, ma vedendo la gara del San Paolo si avvertiva una sensazione netta: che Cavani, questo Cavani, sia davvero di un’altra categoria.
Uno così non può proprio lottare per un secondo o un terzo posto, a maggior ragione in un torneo di livello non eccelso come il nostro. Tutto ciò chiama in causa il deus ex machina del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Le sue capacità manageriali e la sua abilità nel costruire un giocattolo sano e florido dal punto di vista finanziario non possono essere messe in discussione, ma ora viene il difficile (e il bello).
Abbandonare la proverbiale prudenza, tipica dell’imprenditore De Laurentiis più che dell’uomo, e decidersi a costruire finalmente una squadra all’altezza di un campionissimo come Cavani. Uno di quelli che così ne nascono ogni vent’anni. Arrivato a 91 reti (in due stagioni e mezzo!) con la maglia del Napoli, il cecchino uruguagio può permettersi di scorgere il mito Maradona nella classifica dei cannonieri all time del club, e scoprire che non è mica tanto lontano.