Sarri Maurizio, un passato in banca e una lunga gavetta alle spalle, oggi il debutto sulla panchina del Napoli contro il Sassuolo. Una favola che diventa realtà.
L’addio al calcio giocato a 31 anni, la prima panchina arrivata per caso più che per scelta, l’addio al posto fisso in banca, la gavetta in provincia. E poi la favola Empoli, giù fino a Napoli. Il sogno di una vita diventato realtà.
Maurizio Sarri, a 56 anni suonati, durante la conferenza stampa della vigilia lo ha ammesso candidamente:
“Una volta entrato sul campo prima della partita contro il Sassuolo un po’ di emozione potrebbe esserci”. E come dargli torto.
Un persona d’altri tempi, insomma, che davanti alla folta platea di giornalisti non teme di confessare:
“Non leggo i giornali dall’8 luglio ma sono affezionato al Televideo, pagina 250”.
Dallo Stia alla Serie A, in attesa di calcare per la prima volta in carriera i palcoscenici europei. Da onesti mestieranti che il calcio lo giocano solo per passione a campioni del calibro di Higuain, difficile per Sarri non fermarsi un attimo a pensare. E ricordare.
Giusto il tempo magari di snocciolare le tappe che lo hanno portato fin qui: Stia dicevamo, ma anche Faellese, Cavriglia, Antella, Valderna, Tegoleto, Sansovino, Sangiovannese. E poi ancora Pescara, Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria e Sorrento.
Prima di approdare all’Empoli club con il quale, nel 2013/14, conquista una meritatissima promozione in Serie A e che, nella stagione successiva, gli permette finalmente di mostrare al mondo il suo calcio spettacolare.
Un calcio che attira lo sguardo interessato del presidente Aurelio De Laurentiis il quale, dopo l’internazionale Rafa Benitez, decide così di affidare proprio a un napoletano (seppure trapiantato da tanti anni in Toscana) i destini della squadra partenopea. Sperando che anche questa, come tutte le favolre, possa avere presto il suo lieto fine.