Carlo Ancelotti si racconta, tra il sogno scudetto a Napoli e la vita nella città partenopea.
Carlo Ancelotti ci ha impiegato poche settimane per conquistare Napoli, città e squadra. Gli azzurri volano in classifica, sono la prima, e da domenica unica, inseguitrice della Juventus in classifica e in Champions League si giocano la qualificazione in un girone complicatissimo con Liverpool e PSG.
Del suo rapporto con Napoli e con il Napoli Ancelotti ha parlato in esclusiva a ‘DAZN’ all’interno di ‘Diletta&Carletto, secondo tempo’. A partire dal tema scudetto:
“Lo scudetto deve essere un sogno e non un’utopia. Se fosse un’utopia sarebbe un disastro”.
“Lo possiamo raggiungere solo attraverso una grandissima impresa, dovremo stare sempre sul pezzo”
ha aggiunto Ancelotti. I suoi al momento sono a -6 dalla Juve capolista.
Se non sarà per quest’anno però potrebbe essere per il prossimo:
“Mi piacerebbe vivere qui a lungo. Mi piace l’aria che si respira, anche se sono un uomo del Nord”
Ancelotti è tornato in Italia dopo tanti anni e dell’Italia ha anche rivelato curiosità e abitudini che lo infastidiscono. Ad esempio le domande nei post gara sulle scelte di formazione:
“Noi allenatori vediamo la squadra per tutta la settimana in allenamento e su questo ci basiamo per le nostre decisioni: è questione di piccolo dettagli”.
“All’estero dopo la partita si parla per 10 minuti, in Italia invece bisogna fermarsi per un’ora con le varie emittenti e per di più in diretta. Non mi sorprendo per le reazioni di alcuni allenatori: se ti fanno la domanda sbagliata può scattare l’ignoranza”
Curiosità anche sul figlio Davide, il suo assistente:
“Quando siamo da soli mi chiama papà, in presenza dei giocatori mi chiama mister. Il fatto di chiamarsi Ancelotti non è comodissimo, ma lui è bravo a utilizzarlo come stimolo per migliorarsi. Fa parte di uno staff giovane e motivato: questo è molto stimolante e fondamentale per una persona della mia età“.