Ancelotti, intervenuto all’università Vanvitelli di Napoli, ha parlato del progetto Napoli: “E’ vincente, vogliamo investire ancora”.
Carlo Ancelotti in estate ha deciso di sposare il progetto del Napoli quest’estate e il matrimonio sta portando grandi frutti: secondo posto in Serie A, un girone di Champions League affrontato da protagonista e una Coppa Italia da vincere. Manca solo la vittoria ai Partenopei.
Anche di questo ha parlato l’allenatore reggiano nel suo intervento all’università Vanvitelli di Napoli, all’interno dell’evento ‘Oltre le due Culture’ col tema del giorno dedicato alla gestione del gruppo e delle risorse umane.
Ancelotti ha applaudito il progetto Napoli come è stato costruito negli anni e come verrà gestito in futuro: con degli investimenti, per portare a vincere:
“Il Napoli ha costruito un progetto vincente perché in dodici anni dalla C è stabilmente in Champions con bilanci a posto, società sana, giocatori promettenti e importanti. Questo, per me, è un progetto vincente. La vittoria è legata a piccolissimi dettagli. Dico che il Napoli è un gruppo vincente e che può vincere. C’è intenzione di investire ancora.“
L’obiettivo massimo sarebbe portare la squadra nella cerchia dei top club, ma oltre alle questioni di campo ci sono anche questioni di fatturato, determinate in particolare da tre fattori che penalizzano il campionato italiano:
“Nelle grandi squadre ci sono tre voci che incidono molto sul fatturato: diritti televisivi e sponsorizzazioni e stadio di proprietà. Il campionato italiano è penalizzato per i diritti tv e sponsorizzazioni. Il mercato asiatico tira molto e sono avvantaggiate le squadre inglesi. Sugli stadi, il Bayern ha stadio sempre pieno e vendono 30mila litri birra”.
Il tecnico azzurro si è soffermato anche sulla questione razzismo, chiarendo la sua posizione e la sua richiesta: sospendere temporaneamente una partita:
“Ho avuto la fortuna di lavorare all’estero per nove anni e queste cose sono state debellate. Sento dire che Ancelotti non può dire di sospendere le partite, ma giuro che non l’abbiamo mai chiesto: abbiamo solo detto che quando c’è un insulto territoriale o razziale la partita deve fermarsi temporaneamente. Quando piove la partita si ferma temporaneamente? Ecco, la stessa cosa per i cori. Nel 2000 ho aspettato dure ore, possiamo aspettare anche dieci minuti per far raffreddare gli animi”.