Tre volte in goal, ma al Napoli non è bastato per aver ragione dell’Udinese.
Il pareggio al San Paolo contro l’Udinese ha messo ancora una volta in evidenza che l’integralismo tattico di Benitez è in questo momento deleterio per il Napoli.
I fischi di fine partita raccontano tutto. E non sono necessarie ulteriori parole per spiegare il momento. Che si traduce nel -8 dalla vetta, un divario che a questo punto della stagione inizia a essere quasi irrecuperabile. La rabbia del San Paolo risuonerà nelle orecchie di Benitez e dei suoi uomini. E forse le idee, o meglio, l’integralismo tattico dello spagnolo potrebbe (e dovrebbe) a questo punto anche subire un decisivo cambio di rotta. Perché puoi anche segnare tanto, ma se non riesci a difenderti con sicurezza ed incisività qui in Italia non vai da nessuna parte. E perchè questo Napoli, lo abbiamo già ampiamente scritto su queste pagine, oltre ad essere strutturalmente incompleto ha uomini potenzialmente giusti ma nei posti sbagliati. Non si tratta di filosofie di gioco, ma di avere a disposizione calciatori adatti ad interpretarle.
Ancora una volta, infatti, il centrocampo ha fatto malissimo, i due mediani hanno sofferto la solita inferiorità numerica unita ai limiti qualitativi degli stessi protagonisti. A differenza di quanto accaduto contro la Lazio, dopo il ritrovato vantaggio non si è optato per un centrocampista in più, una mossa che all’Olimpico fruttò il 4-2 finale in contropiede. Di conseguenza il reparto difensivo, già di per sé male assortito e dall’errore facile, ha inevitabilmente risentito dalla disarmante facilità con cui l’Udinese – priva degli attaccanti titolari – riusciva a ripartire in contropiede. Da rilevare inoltre l’ennesimo crollo fisico nell’ultimo scorcio di gara, chiaro segno di una preparazione atletica atipica, probabilmente inadatta.
A questo punto il dubbio può sorgere lecito: è davvero una faccenda di princìpi tattici oppure è in atto una silenziosa guerra di nervi tra allenatore e società? Quella di non sconfessare le proprie convinzioni può essere l’unica strategia di Benitez per mettere spalle al muro la dirigenza ed ottenere gli acquisti richiesti ma mai arrivati? Se colpe ci sono, e ce ne sono, il tecnico non può che dividerle con il presidente: perché promettere un mercato di riparazione da 50 milioni – a gennaio, già con un distacco notevole dalla Juve e probabilmente fuori dalla Champions – e non aver completato la squadra in estate per puntare con decisione alla vittoria del campionato?
Forse però non c’è nemmeno bisogno di spremere più di tanto le meningi se il vero obiettivo, nemmeno troppo celato, resta semplicemente la conferma del secondo posto, della qualificazione diretta e degli introiti certi della Champions. In questo caso le risposte sono anche superflue. Gli intenti di inizio stagione non omettevano concetti del tipo “vincere lo scudetto”, ma evidentemente sarà sufficiente comprendere che questa resterà solo una stagione di assestamento di un nuovo ciclo, con lo scopo di tenere a bada i conti e di massimizzare i profitti. Beh, bastava dirlo subito.