Chievo, la riscossa del miracolo italiano.

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È passato quasi un decennio dalla prima storica promozione in Serie A, ma l’Italia non smette di stupirsi dinanzi alle imprese del Chievo. Una società con oltre 80 anni alle spalle (festeggiati proprio nel 2009), rappresentativa di un piccolo quartiere di Verona, da sempre all’ombra della compagine pancittadina, l’Hellas. Eppure i prodigi compiuti dai mussi volanti continuano a lasciare basiti. Fiumi di inchiostro sono scorsi sul club scaligero, capace di risalire dall’anonimato della Serie C1 fino alla gloria della massima divisione. Non solo, sono arrivati anche risultati brillantissimi nei vari tornei, con la qualificazione Uefa raggiunta nel 2002 ed un’incredibile accesso ai preliminari di Champions League, in quella che fu l’estate di Calciopoli. La resa dinanzi al Levski Sofia fu il sintomo di un estremo che i gialloblù avevano raggiunto: restano pur sempre il simbolo della provincia italiana, la grande Europa non fa per loro. Tant’è che, proprio in quella stagione, il Chievo tornò mestamente in Serie B. Fu solo una breve parentesi perché il progetto del patron Campedelli resta pur sempre valido e così, immediata, ci fu la nuova promozione nell’elite del calcio nostrano. Il presidente, che tanto somiglia ad Harry Potter, ha davvero fatto magie in riva all’Adige, costruendo nell’arco di diverse annate organici di ottimo valore, senza spese eccessive e con l’obiettivo fissato su una programmazione a medio-lungo termine. Anche quest’anno i clivensi fanno stropicciare gli occhi dei propri tifosi, e non solo. Quasi giunti al giro di boa, si ritrovano in piena lotta per un piazzamento europeo, appollaiati a 24 punti insieme ad un cospicuo gruppo di squadre, tra cui il Napoli. La difesa è tra le meno battute, con solo 17 reti incassate, e il reparto avanzato non se la cava poi tanto male. Inoltre gli scaligeri hanno inanellato un bel filotto di tre vittorie consecutive, contro Palermo, Livorno e Fiorentina, e hanno mostrato una particolare vocazione ai successi esterni, già 4 finora. Insomma, una bella gatta da pelare per i partenopei, che domenica al San Paolo ritroveranno quel Domenico Di Carlo già incrociato, molti anni or sono, in un’amara finale di Coppa Italia, quando l’attuale tecnico dei gialloblù vestiva la maglia del Vicenza di Guidolin. Il buon Mimmo si è fatto le ossa sulla panchina del Mantova, conducendo in breve tempo i virgiliani dalla C2 alle soglie della Serie A, poi ha vissuto la breve e nefasta parentesi di Parma, per riscoprirsi di nuovo vincente all’ombra dell’Arena. Un’insperata salvezza raggiunta nel campionato passato, quando rilevò la squadra all’ultimo posto in graduatoria e la condusse fuori dalle secche della retrocessione con un turno di anticipo. Adesso il coach di Cassino si sta togliendo un bel pò di soddisfazioni, affidandosi prevalentemente ad un tradizionale 4-4-2. Tra i pali c’è Stefano Sorrentino, oggetto del desiderio di molti club in estate, che però continua a dimostrare tutto il suo valore nella porta del Bentegodi. Nelle retrovie c’è un gruppo collaudato nel tempo, in cui spicca un solo volto nuovo, quello di Felice Piccolo, prelevato dall’Empoli ma al momento non tanto utile alla causa clivense. I titolari sono Sardo, Yepes, Mantovani e Morero, che recentemente ha sostituito il più esperto Mandelli, a cui si aggiungono Frey, Malagò, Moro e Scardina. Il centrocampo ha pochi punti fermi, su tutti il veterano Luciano (un tempo Eriberto!). Pinzi e Marcolini danno sostanza e geometrie alla squadra, con l’apporto di Rigoni, Bentivoglio e i neoacquisti Ariatti, giunto da Lecce, e Iori, ex Cittadella. Una menzione va fatta per il giovanissimo 18enne Hanine, di cui si dice un gran bene. L’attacco è composto da tante vecchie volpi, capitanate da Sergio Pellissier, desiderio non tanto nascosto dell’ex dg napoletano Pierpaolo Marino. Al suo fianco Di Carlo ha dato spazio soprattutto ad Abbruscato, voglioso di riscatto dopo l’opaca retrocessione con il Torino, e a Granoche, uruguayano che ha incantato negli ultimi tornei con la maglia della Triestina. Bogdani è una risorsa dalla grande esperienza, mentre Gasparetto è l’altra novità, proveniente da Pisa. Un organico valido, specialmente per chi, ad inizio stagione, non fa proclami importanti ma si limita a prolungare il sogno di rimanere in Serie A, obiettivo ampiamente alla portata del Chievo. Il match prenatalizio di domenica è una vera incognita per il Napoli. Si sa, i veronesi sono gli inventori del pandoro e faranno il possibile per renderlo indigesto a Quagliarella e soci.

Aurelio Scandurra NAPOLICALCIO.NET

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