L’ex attaccante, che si è spento stamane all’età di 37 anni, non è riuscito a sfondare con la maglia del Napoli. A Benevento era diventato invece capitano e in seguito allenatore.
La vita sa essere terribilmente crudele. Carmelo Imbriani ci ha lasciati stamattina. Era caduto in un coma giudicato irreversibile, stava lottando strenuamente da giorni. Addirittura mercoledì era già stato dato per morto, ma non era vero. Stavolta sì, e ci sono venuti i brividi. Brividi veri.
Appena domenica scorsa era stato il suo compleanno. Imbriani aveva compiuto 37 anni, e tutto il mondo del calcio (e non solo quello) si era mobilitato per fargli gli auguri. Auguri di una pronta guarigione, innanzitutto, ma non è bastato. Il linfoma che lo aveva colpito appena la scorsa estate lo ha sconfitto. Aveva scoperto per caso di averlo, lo sfortunato Imbriani.
I primi sintomi la scorsa estate, mentre era in ritiro con il Benevento, che gli aveva affidato le redini della prima squadra: influenza, dolori, si pensava ad una broncopolmonite, prima di sprofondare nel dramma vero. A Perugia, in uno dei migliori ospedali per la cura di queste malattie, hanno cercato fino alla fine di salvarlo. Dopo alcuni segnali incoraggianti, la situazione è improvvisamente precipitata negli ultimi giorni, fino al tragico epilogo di stamane.
Il mondo del calcio, nell’occasione, aveva scoperto la sua faccia migliore: messaggi di solidarietà, magliette, slogan. Tutto per sostenere Carmelo, con i capitani delle squadre di A, da Totti a Zanetti, prontissimi a manifestare il loro affetto per il collega. La vita, dicevamo, è stata crudele con lui. Addio ad una moglie e a due figli, di cui uno di soli 4 mesi.
È dura. È veramente dura. Mai mi sarei sognato di dover affrontare una partita così difficile
– Carmelo Imbriani, 22-01-2013
Nel cuore degli appassionati di calcio, e dei tifosi del Napoli in particolare, c’è un flash che riguarda Imbriani: quel fantastico colpo di tacco al volo, a Torino contro la Juventus, che quasi beffò Peruzzi. Quasi, appunto. In tanti sostennero all’epoca che, se fosse entrato quel goal, la carriera dell’attaccante beneventano avrebbe preso tutt’altra piega. Chissà.
Fu Marcello Lippi a farlo esordire in Serie A, era il 27 febbraio del 1994, in un Napoli-Cagliari. A Brescia, nella stagione ’94-’95, il suo primo goal in maglia azzurra. Imbriani sembrava un predestinato, ma in pratica non riuscì mai a spiccare il volo. Due goal nelle prime quattro giornate del campionato ’95-’96: un inizio di fuoco, in cui spiccò il suddetto match con la Juve, un ottimo 1-1 in cui il Nostro sfiorò il goal di tacco. Da lì in poi, però, il percorso calcistico di Imbriani conobbe un lento quanto inesorabile declino.
Con la maglia azzurra realizzò solamente altre due reti, prima di essere mandato in prestito: Pistoiese e Casarano, e non andò molto meglio. Il giro d’Italia continuò con Genoa, Cosenza, Benevento, Salernitana, Foggia, ancora Benevento, due volte (in mezzo, una parentesi a Catanzaro). Un giro del Sud (Genoa a parte), sarebbe meglio definirlo.
Imbriani guidò da capitano la formazione sannita fino alla finalissima dei playoff per la promozione in B, persa contro il Crotone. Dopo quell’amarezza, decise di ritirarsi, a soli 33 anni. Nella sua Benevento trovò però il modo per rimanere nell’ambiente, prima alla guida degli Allievi Nazionali e poi, da novembre 2011, della prima squadra. Il resto è storia (tragica) di questi giorni.
Imbriani si sottopone a varie sedute di chemioterapia, che ad un certo punto fanno ben sperare sulla sua guarigione. Ma non ci sarà nulla da fare. Domani, con ogni probabilità, si terranno i funerali. Ogni parola, in momenti come questo, può risultare superflua. “Un bel tacer non fu mai scritto”, è il caso di dire. Ciao Carmelo.