La carriera di Rafa Benitez parla da sè: non c’è stagione senza che faccia strada in coppa, a livello nazionale o europeo. Il cammino al Napoli non fa eccezione.
“La Champions è una questione di dettagli“, ama ripetere Josè Mourinho. Un concetto che tutto sommato si può estendere a qualunque tipo di coppa, per la natura stessa del tipo di competizione: meno partite da giocare, più valore agli episodi e alle singole giocate. Ed è proprio con la cura dei dettagli che si spiega, forse, la straordinario feeling di Rafa Benitez con le coppe, confermato subito anche a Napoli agguantando la finale di Coppa Italia dopo un’autentica lezione di calcio alla lanciatissima Roma di Rudi Garcia.
Già il cammino in Champions League, in realtà, aveva confermato la perizia del tecnico spagnolo in questa specialità. Eliminazione, sì, ma con un punteggio da record (mai nessuno fuori con 12 punti dalla fase a gironi) e al cospetto di avversarie come Borussia Dortmund e Arsenal. A pesare, di fatto, è stata l’autorete di Zuniga nella prima partita del raggruppamento, quella vinta al San Paolo contro i tedeschi. Questione di dettagli, appunto.
Ripercorrere la carriera di Benitez ad alti livelli è come viaggiare in slalom tra coppe, più o meno importanti. Sono otto i trofei, nazionali ed internazionali, messi in bacheca. Senza contare la doppietta nella Liga con il Valencia. Ma a stupire, più che i successi, è l’incredibile costanza delle sue squadre nell’arrivare fino in fondo, o giù di lì, in almeno una delle competizioni stagionali.
Il biennio iniziale al Valencia, in questo senso, non è esaltante sul fronte coppe. Nel 2001/02 Rafa si ferma ai quarti di Coppa Uefa, capolinea bissato l’anno successivo in Champions. Poi, nel 2003/04, il primo alloro continentale: la Coppa Uefa conquistata contro il Marsiglia, il successo che l’ha consacrato allenatore di profilo internazionale. Aprendogli le porte di Anfield.
Le prime stagioni al Liverpool sono magiche. Il 2004/05 è l’anno di Istanbul, della finale prima persa dopo 45′, poi vinta sul Milan al culmine di una rimonta rimasta nella storia. Dodici mesi più tardi, Benitez si porta a casa la sua FA Cup. Nel 2006/07 i Reds annusano nuovamente l’ammaliante profumo della ‘Coppa dalle grandi orecchie’, ma incappano nella rivincita del Milan.
Da lì in avanti, nel restante triennio a Liverpool, soltanto piazzamenti, ma sempre importantie di prestigio. In Champions ancora una semifinale, persa ai supplementari con il Chelsea, e un’eliminazione ai quarti (ancora contro i Blues, ricordate quel 4-4?), poi una nuova semifinale, stavolta in Europa League.
Impossibile considerare l’esperienza con l’Inter, esauritasi nel giro di qualche mese. Ci sarebbero una Supercoppa Italiana e un Mondiale per Club messi in bacheca, ma in questa sede non interessano più di tanto le sfide in partita secca quanto l’abilità di fare sempre strada, tanta, in qualunque tipo di coppa.
I sei mesi passati al Chelsea, da questo punto di vista, rappresentano la sintesi perfetta dell’efficacia di Rafa nelle coppe. Tra scetticismo e polemiche, Benitez ha portato i suoi in semifinale di FA Cup e Capital One Cup, ma soprattutto a vincere l’Europa League nella finale di Amsterdam contro il Benfica.
Coppa nazionale e coppa europea. Un percorso che Rafa Benitez spera di bissare nella sua prima stagione al Napoli. La finale di Coppa Italia è già stata cerchiata in rosso sul calendario, per quella di Europa League servirà tempo, pazienza e tanto lavoro. Ma resta un obiettivo possibile e affascinante.
Senza mai perdere di vista il piazzamento Champions in campionato, però. Come lo stesso Benitez ha ammesso alla vigilia di Napoli-Roma, l’obiettivo prioritario resta l’accesso all’Europa che conta, fondamentale per costruire un Napoli ancora più forte e dare continuità al progetto avviato la scorsa estate.
E’ così che si vincono le coppe, d’altronde.