«Da Calciopoli io sono fuori e non ne parlo, ma mi sono domandato se sia giusto restare in questo ambiente. La mia risposta? Forse». Il Corriere dello Sport riporta queste parole di Aurelio De Laurentis. Lo sconforto che traspare dalle dichiarazioni del patron azzurro la dice lunga in merito alla pubblicazione delle 75 intercettazioni che sono state rese pubbliche, quando in precedenza non erano state neanche valutate utili alle indagini di Calciopoli. Dalle telefonate non emerge sicuramente una Calciopoli atto II, ma traspare la grande sudditanza psicologica che alcuni arbitri, dirigenti, designatori hanno nei confronti dei rappresentati delle squadre più in vista del Campionato. Inter, Milan e Juventus su tutte. Imbarazzante è il caso “Ayroldi” che cambiò il referto su Totti, quando durante appunto la partita Udinese Roma, il capitano giallorosso mandò letteralmente a quel paese l’arbitro Trefoloni, senza ricorrere in nessuna sanzione disciplinare. Il cambio del referto impedì dunque anche la squalifica al capitano giallorosso, salvato anche in previsione di Roma Juventus per il turno successivo. “Te lo immagini, giocavano con la Juventus e metti caso lo squalificavano e perdevano poi davano la colpa che non c’era Totti”. Questa una parte del testo, pubblicata su Il Giornale e sugli altri quotidiani di stamattina. Non è difficile dunque interpretare il pensiero di De Laurentis verso il mondo del calcio; un mondo sempre più condizionato dalla “potenza” delle squadre del Nord, verso le quali si viene a generare un ambiente che ha poca imparzialità e si spinge a compromessi per la propria sopravvivenza. Tutto a danno di chi crede ancora nella lealtà sportiva, in primis i tifosi.
Nicola Sorrentino NAPOLICALCIO.NET
