E’ da tante settimane ormai che il Napoli non ha più nulla da chiedere al campionato, a questo punto in dirittura d’arrivo. Il calendario segnava la data del 10 marzo quando Aurelio De Laurentiis scelse in prima persona il nuovo allenatore, che non solo avrebbe avuto l’arduo compito di metter fine alla crisi azzurra, ma sarebbe stato anche l’uomo del futuro. L’uomo del nuovo quinquennio. Roberto Donadoni. Ma è bastato poco tempo per comprendere che l’ex cittì della Nazionale doveva e poteva essere solo l’uomo del futuro: questo Napoli non era una sua creatura, e l’ultimo spezzone di stagione sarebbe stato utile solo a far conoscere al nuovo mister l’ambiente, la squadra e tutto quanto necessario affinché si potesse anticipare ciò che altrimenti sarebbe iniziato solo da luglio. Sconfitte e brutte prestazioni sono rimaste una costante anche del Napoli di Donadoni, ma non è di questo che bisogna meravigliarsi. Al tecnico non possono essere attribuire colpe non sue, attualmente anch’egli vittima di una squadra costruita male e migliorata peggio. Ma un piccolo appunto a Donadoni è necessario: bisognava osare di più. Sperimentare, sperimentare, sperimentare. Era questo il verbo che doveva presentarsi come un chiodo fisso nella mente del nuovo tecnico azzurro. Ma Donadoni ha preferito seguire la strada del predecessore, forse ritenendo gli attuali componenti della rosa non adatti al suo vero gioco, ai suoi schemi, a quel 4-3-3 a lui tanto caro. Ha insistito con il 3-5-2, forse ritenendo che la squadra potesse esprimersi discretamente solo con questo modulo. Ma se il futuro, come probabile, non sarà il 3-5-2, allora non sarebbe stato meglio iniziare sin d’ora a sperimentare il nuovo sistema di gioco? Perché qualche giocatore dovrà pur restare in questo Napoli: ed allora perché rimandare “l’addestramento”? Donadoni ha avuto il merito di rispolverare giocatori dimenticati da Reja, ma alcuni di essi non saranno parte del Napoli che verrà. Forse sarebbe stato il caso di dare più spazio a giovani come Russotto e Vitale, magari anche qualche promessa della primavera, piuttosto che i vari Grava, Montervino e Pià. Giocatori,questi, che hanno sempre dato il massimo quando chiamati in causa, che vanno ringraziati enormemente per quanto fatto dalla C ad oggi, ma che diranno addio al Napoli nell’imminente mercato. Probabilmente il mister saprà già chi è da Napoli e chi no, oppure avrà dato più spazio a qualcuno piuttosto che ad altri per logiche di mercato. Donadoni non è assolutamente giudicabile per quanto fatto vedere in questo finale di campionato con un gruppo che non esiste e non gli appartiene; bisognerà aspettare che cominci a metter davvero mano alla squadra, e questo probabilmente non si verificherà prima del prossimo ritiro pre-campionato. Fatto sta che il Napoli non è uscito ne dalla crisi che lo attanaglia ormai da gennaio, ne sembra aver sperimentato qualcosa di concreto su cui basarsi per la prossima stagione.
Vincenzo Mugione NAPOLICALCIO.NET