Altra pesante e umiliante sconfitta per il Napoli di Roberto Donadoni a San Siro contro l’Inter per 3-1. A differenza delle trasferte di Genoa e Palermo, a Milano il Napoli non è entrato proprio in campo, considerando che dopo appena cinque minuti il Napoli era sotto 2-0 per le reti di Eto’o e Milito. Un atteggiamento, quello della squadra partenopea,che non è assolutamente piaciuto al presidente De Laurentiis che ha placato la sua ira ribadendo ancora una volta che i bilanci si faranno dopo la trasferta all’Olimpico di Roma con i giallorossi.
Ma cerchiamo di capire, con un’attenta analisi, perchè questo Napoli non riesce a dimostrare questo ampio tasso qualitativo che ha; certo la rosa creata da Marino è stata strutturata in maniera incompleta, ma la rosa azzurra non ha nulla da invidiare a squadre come Genoa e Sampdoria che si trovano ai piani alti della classifica e giocano un bel calcio.
Con l’arrivo del tecnico bergamasco, tutti i tifosi, gli addetti ai lavori e il presidente auspicavano che Donadoni impostasse la squadra secondo il suo credo calcististico, ovvero quel 4-3-3 che più volte aveva proposto in Nazionale. C’è anche da dire però, che l’ex ct aveva, a tempo debito, avanzato alcune richieste per rendere perfetta, negli uomini, la sua impostazione tattica. Queste richieste,però, non sono state prese in considerazione dalla società visto che una prima punta di peso non è arrivata, ne tanto meno il terzino di fascia sinistra e il centrocampista fisico. Ciò non toglie che Donadoni abbi la maggior parte delle responsabilità. L’ex tecnico azzurro Edy Reja, nonostante abbia riportato ad alti livelli la squadra, gli si giudicava che le scelte di mercato non fossero richieste sue, ma impostegli da Marino e da De Laurentiis. Con il nuovo progetto e quindi con Donadoni, questo monopolio dei due dirigenti doveva finire poichè la squadra doveva essere costruita nei particolari dal tecnico, con il Dg che sceglieva la miglior opportunità per soddisfare le richieste e con De Laurentiis che finanziasse il tutto. Visto che questi patti non sono stati mantenuti e comunque il mercato è stato fatto in piena autonomia dal presidente e dal Dg Marino, Donadoni si doveva imporre con la società e farsi valere. Una colpa che maggiormente gli si può addossare è quella dell’orgoglio, poichè tutto il popolo azzurro avrebbe più apprezzato un tecnico che si impunta contro una società che non gli ha costruito una squadra adatta al suo modulo di gioco, che un tecnico che vista la necessità non fa altro che riproporre il modulo del suo predecessore. Che si cambia a fare allenatore se egli ripropone un gioco che è costato il posto al suo predecessore?
Un altro punto cardine che ha fatto si che il tecnico sia sulla graticola, sono le scelte confusionarie e inazzeccate che ogni partita ripropone; un calciatore titolare in una partita si ritrova in tribuna quella dopo e viceversa. Questa alternanza tra tribuna e campo creerà (sempre se non ci sono già) malumori all’interno dello spogliatoio che comporterà alla rotura del giocattolo e al fallimento del progetto.
Ultimo punto della nostra analisi è quello riguardante i nuovi arrivi. Quest’anno, fatta eccezione per Hoffer, sono arrivati calciatori già esperti del campionato italiano e con qualità conosciute da tutti. De Laurentiis voleva da 6 anni un regista e Marino appena appresa la notizia, ha strappato al Parma e all’Atalanta il più giovane regista promettente del calcio italiano. Il suo costo è stato abbastanza elevato, ma le doti di Luca Cigarini sono di indiscusso valore. Il ragazzo ovviamente approdando in una grande piazza come Napoli, un pò di timore l’ha avuta e l’ha messa in luce in queste prime partite. Al tecnico questo timore del giovane non è andato giù e costringe Luca ad alternare una partita in panchina e una da titolare. questo ovviamente non può far crescere il ragazzo che anche se giocasse malissimo dovrebbe essere riproposto puntualmente per farlo adattare a questa nuova realtà calcistica. Per non parlare di Camillo Zuniga, una volta schierato sulla destra con positivi risultati, la volta successiva massacrato sulla sinistra da Maicon e puntualmente tornerà in panchina. Nemmeno del rendimento di Quagliarella possiamo essere soddisfatti, visto che in 5 partite 2 gol, d’altronde segnati nella stessa partita, sono davvero pochi.
Per dare un segnale importante a questa squadra deve scendere in campo il presidente che con il suo carisma e la sua competenza dovrà prendere una scelta davvero importante per il futuro della società: dare fiducia al tecnico in maniera incondizionata o esonerarlo e puntare su un allenatore capace di impostare il suo credo tattico. Presidente tocca a te e mi raccomando qualsiasi scelta tu faccia, falla per il bene del Napoli e non per un pretesto economico.
C’è un allenatore snobbato da tutti in Italia, ma che potrebbe veramente dare a questa squadra tutta l’esperienza che gli manca. Si avrà un importante ingaggio, ma almeno per un quinquennio saremo sicuri che sulla panchina avremo davvero un tecnico di caratura internazionale; ovviamente ci riferiamo a ROBERTO MANCINI.
Arcangelo Cervone NAPOLICALCIO.NET