Napoli: il modulo con la difesa a tre preferito da Mazzarri ha mostrato quest’anno tutti i suoi limiti. Osservando gli effettivi, gli uomini per passare al 4-3-1-2 ci sono.
Il copione è più o meno sempre quello, con poche variazioni sul tema. Primo tempo scialbo, giocato senza affondare, o comunque all’inseguimento degli avversari. Ripresa arrembante, spesso più sotto la spinta del carattere che di chissà qualche alchimia di gioco. Sembra ormai un dato di fatto, però, che il Napoli versione 2012-13 abbia esaurito la spinta sugli esterni, e non solo quella.
Il caro vecchio 3-4-1-2 mazzarriano ha mostrato quest’anno tutte le sue crepe. Tante partite sono state vinte grazie alle invenzioni di un Hamsik mai così maturo e alle reti di un Cavani impeccabile come sempre, che per di più ha appena ritrovato la sua vena più felice con la doppietta all’Atalanta, dopo un digiuno durato 6 gare di campionato.
Ma la formula caratterizzata dalla difesa a tre, quel gioco che lo stesso Mazzarri si vantava di aver fatto conoscere ed apprezzare a tutta l’Europa del calcio, sembra ormai stantìa, obsoleta. La domanda, come diceva il buon Lubrano qualche anno fa, nasce spontanea: perchè non archiviare definitivamente il modulo a 3 e passare ad un più funzionale e creativo 4-3-1-2? Gli uomini ci sarebbero, a ben vedere.
Gli esterni di difesa, visto il precario stato di forma di Maggio, potrebbero essere a destra Zuniga (o Campagnaro, che ha nelle proprie corde anche un ruolo da esterno basso, magari ‘bloccato’) e a sinistra uno scalpitante Armero. Uno di quelli che meriterebbe senza dubbio maggiore spazio, viste le sue recenti, positive apparizioni.
Al centro della retroguardia, poi, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, con Cannavaro, Gamberini, Rolando e Britos in lotta per due posti. Al fianco del capitano, sarebbe interessante provare il portoghese, bocciato dai più fin troppo frettolosamente. Parliamo pur sempre di un giocatore di livello europeo, che sta scontando l’handicap di essere stato fermo nella prima parte di stagione con il Porto.
A centrocampo, asserita l’intoccabilità di Behrami, Inler potrebbe finalmente giocare nella posizione a lui più congeniale, da play basso con un paio (e non solo uno, come al solito) di mastini al suo fianco. L’altro mastino, in questo schema, sarebbe Dzemaili: una scelta, peraltro, quasi obbligata, vista la penuria numerica di interni nell’organico azzurro. Ma anche l’ex Parma, che in realtà è più una mezzala che un mediano di ruolo, potrebbe beneficiare del nuovo assetto tattico.
Per il tridente d’attacco, andremmo invece sull’usato sicuro: Hamsik dietro le punte, a fare l’1, per così dire, Cavani punta centrale ed uno tra Pandev e Insigne in appoggio. Tra l’altro, lo slovacco e la seconda punta prescelta potrebbero anche scambiarsi di posizione a partita in corso, giusto per non dare troppi punti di riferimento agli avversari.
Un Napoli nuovo, più fresco, più sbarazzino, che a nostro avviso potrebbe meglio affrontare la volata finale per la Champions. C’è un secondo posto da difendere, con nove gare a disposizione. Il Milan del rampante Balotelli preme alle spalle, per cui non sarà concesso nemmeno il minimo errore.
Del resto, i precedenti del cambio di modulo fanno ben sperare gli azzurri, che in assetto offensivo hanno raddrizzato la gara di Roma con la Lazio (trovando il pari con Campagnaro quasi allo scadere), hanno messo alla frusta la Juventus nel secondo tempo dello scontro diretto del San Paolo (dopo una prima frazione giocata in maniera oggettivamente scadente), ed hanno messo sotto l’Atalanta, nell’ultimo turno di campionato, dopo essere stati provvisoriamente raggiunti sul 2-2.
All’Olimpico, va detto, Mazzarri si travestì da Mourinho ‘de noantri’, presentando in campo nella ripresa due punte di ruolo (Cavani e Calaiò) e quattro trequartisti (Hamsik, Pandev, Insigne ed El Kaddouri). Contro la Juve l’infortunio di Britos favorì l’inserimento di Dzemaili e il passaggio al suddetto schieramento a rombo, con Hamsik nelle vesti di suggeritore. Infine, contro gli orobici, sono stati gli inserimenti di Armero prima (per Gamberini) e Insigne poi (per Maggio) a consentire la rottura di un digiuno di vittorie che perdurava da 5 giornate di campionato.
Il 4-3-1-2, perchè no, potrebbe diventare la veste definitiva di una squadra che ha bisogno di trovare soluzioni alternative di gioco. Per sorprendere gli avversari. Ma soprattutto sé stessa. E scoprirsi così più forte e più completa.
UN NAPOLI DA 4-3-1-2
De Sanctis
Zuniga – Cannavaro – Britos – Armero
Behrami – Inler – Dzemaili
Hamsik
Cavani – Pandev