I bianconeri non risentono dell’ampio turnover attuato da Allegri e chiudono bene la loro stagione allo Stadium. Male gli azzurri, adesso si teme la pastetta in salsa romana.
Nulla da fare. La Juventus ancora una volta profonde una prova all’insegna della manifesta superiorità, battendo agevolmente un Napoli approdato sotto la Mole per cercare un successo vitale in prossimità della prossima Champions League, missione fallita a pieni voti. Se la ride Madama, sorridono nella capitale, pronti a darsi battaglia lunedì nel derby. Allegri da questa partita ricava indicazioni importanti, la rosa è sul pezzo e, come accaduto a Milano contro l’Inter, non abbassa mai la guardia. Benitez, dal canto suo, si avvicina all’addio nel peggiore dei modi.
Il trionfo di Roma in Coppa Italia non cambia i piani di Allegri, spazio a un assetto di qualità, proiettato a portare l’organico nelle migliori condizioni in vista di Berlino. Si torna al 4-3-1-2, al rientro di Buffon dopo due panchine consecutive, agli inserimenti dei vari Ogbonna, Padoin, Sturaro e Coman, le cosiddette “seconde linee”, calciatori dall’affidabilità garantita.
Discorso diametralmente opposto per il Napoli, sbarcato nel capoluogo piemontese con un solo intento, ovvero, conquistare l’intera posta in chiave Champions League. Nulla di nuovo per i partenopei, nemmeno la panchina di Hamsik, finito ai margini del progetto Benitez, fuori dall’assetto titolare anche Gabbiadini, acquistato dagli azzurri nel mercato invernale proprio da Juventus e Sampdoria. Rientro di Asamoah, assente illustre praticamente per tutta la durata della prima stagione allegriana alla corte della Vecchia Signora.
Le battute iniziali fanno immediatamente comprendere come sia partita vera, la Juventus si presenta sul rettangolo di gioco senza fare sconti, concetto compreso dagli azzurri al 12′: giocata tra le linee sontuosa di Coman e cinismo spietato di Pereyra; vantaggio bianconero. Ritmi elevati, gradevoli, squadre corte e giocate di qualità. Mertens, con voglia e velocità, prova ad impensierire Buffon, i suoi colleghi di reparto faticano ad imitarlo, gestiti oculatamente dall’attenta fase difensiva dei padroni di casa.
Marchisio infiamma lo Stadium con le sue giocate, Pogba si intestardisce, gli azzurri con David Lopez e Gargano si abbassano troppo, non favorendo le ripartenze ospiti. Passano i minuti, la Juve con poca difficoltà amministra il gioco, rendendo il Napoli maledettamente sterile. E, al 35′, con una punizione leggermente alta di Pogba – per poco – i campioni d’Italia in carica non trovano il 2-0. Il primo tempo si spegne senza grossi scossoni, gioco partenopeo troppo lento e prevedibile.
La curva Sud juventina espone un “+ 39 rispetto”, chiaro riferimento alla strage dell’Heysel, gesto applaudito da tutto lo Stadium, tifosi napoletani sparsi nell’impianto – per via della chiusura del settore ospiti – compresi.
Allegri inserisce Bonucci al posto di Barzagli, Benitez s’affida a Gabbiadini per Higuain. Il Napoli in avvio trova l’occasione giusta, non sui piedi dei propri giocatori, bensì sul braccio di Asamoah. Rigore, parata di Buffon e respinta vincente di David Lopez. Il ghanese prova a riscattarsi con una bella giocata al 56′, conclusione di sinistro alta. Coman prova a salire in cattedra, velocità di pensiero e di passo, il ragazzo ha talento da vendere e si farà; magari conseguendo una sana gavetta in provincia. Buffon, non più di primissimo pelo, anche contro il Napoli dimostra di essere alle prese con una delle sue migliori stagioni, miracoloso su David Lopez ed efficace su Hamsik, con tanti saluti al capolinea calcistico. Entra Pirlo, grandi applausi anche per lui, e la manovra bianconera acquisisce maggiore fluidità.
E se Sturaro, poi, al 77′ si inventa la giocata del campione, processo di crescita in corso, significa che alla Juventus davvero tutto funziona alla perfezione. Nuovo vantaggio casalingo. La partita si accende nel finale ulteriormente a suon di contrasti, Coman le dà e le prende. Britos invece perde la testa, azione pericolosa a palla lontana su Morata, rigore e rosso. E qui si consuma la favola, Pepe saluta lo Stadium realizzando il 3-1, per lui un scadenza non ci sarà il rinnovo.
La trasferta di Verona servirà alla Juventus solamente a prepararsi in vista della finale di Champions League, programmi personalizzati per portare ogni singolo elemento al top della condizione, tatticamente le idee in quel di Vinovo sono piuttosto chiare. Certo, Allegri contro il Real Madrid ha stupito tutti – vedi l’inserimento all’andata di Sturaro – e non è detto che in Germania il tecnico toscano non possa ripetersi studiando qualcosa di sorprendente ed efficace. Pogba sta salendo di condizione, Pereyra potrebbe rivelarsi una carta efficace da giocarsi a gara in corso contro il Barcellona, mentalmente lo status è alle stelle. Ogni riferimento a campionato e Coppa Italia è puramente voluto.
Benitez ha la valigia pronta, con l’ambiente partenopeo ha rotto, a fare da sfondo la speranza di ereditare la panchina di Carlo Ancelotti a Madrid. Il mancato accesso alla finale di Europa League, d’altro canto, ha dato il colpo di grazia a un matrimonio ormai rotto. Difensivamente il condottiero spagnolo non è riuscito ad oliare i meccanismi, pochi progressi e tanti dubbi, maturati verosimilmente anche da patron Aurelio De Laurentiis dopo un’altra sconfitta meritata.
Campionato e Coppa Italia, due titoli ottenuti da Allegri da quando siede sulla panchina della Juventus, il settimo della gestione Andrea Agnelli. E nella prestazione proposta contro il Napoli c’è molto dell’ultimo quinquennio, voce grossa fuori e dentro il rettangolo di gioco, con strategie di mercato delineate pronte a sbocciare nella finestra estiva. L’a.d. Beppe Marotta nel pre-partita definisce Khedira un giocatore “importante”, imminente un incontro tra la società bianconera ed i rappresentati del centrocampista tedesco, accordo ad un passo.