Il difensore del Napoli, Kalidou Koulibaly, si racconta in un’intervista a DAZN: “Insigne il simbolo del Napoli, il nostro gruppo è unico”.
E’ considerato uno dei difensori più forti del pianeta e da anni ormai è uno dei grandi protagonisti della Serie A. Kalidou Koulibaly è uno degli uomini di punta del Napoli e nel corso delle stagioni si è legato fortemente ad una città che l’ha adottato e amato fin da subito.
Il centrale senegalese si è raccontato in una lunga intervista concessa a DAZN e a Diletta Leotta per ‘Linea Diletta’.
“Io faccio quello che è giusto per aiutare la squadra. Sono otto anni che sono qui e devo farlo, questa squadra e questi giocatori lo meritano. Mi metto sempre a disposizione per qualsiasi cosa e se possono aiutare un compagno lo faccio volentieri”.
Koulibaly è uno dei giocatori più famosi al mondo, ma non ha perso la semplicità di quando era un bambino.
“Ho sempre avuto amici stretti. Sono nato e cresciuto con loro, ho fatto tutto con loro e mi sono sempre detto che le persone mi devono conoscere come mi conoscono loro. Per me la cosa più importate era restare umile e vorrei che la gente mi vedesse come il Kalidou che da piccolo andava a scuola e poi giocava e non come il calciatore famoso. Per me questo è molto importante”.
Quello che si è venuto a creare con Napoli e la gente di Napoli è un rapporto fortissimo.
“La gente rende magica Napoli. Qui ci sono dei posti bellissimi, quando mi alzo ho la fortuna di poter vedere il lungomare, il Vesuvio, Capri. Quando vai in centro percepisci l’affetto dei tifosi e l’importanza che il club ha per loro. Sognano e mangiano Napoli e te ne accorgi subito. Mi hanno sempre detto che quando arrivi a Napoli piangi due volte: quando arrivi e quanto parti”.
Uno dei punti di forza del Napoli è il suo gruppo.
“Ci conosciamo da anni, anche con le nostre famiglie. Usciamo spesso a cena insieme e la bellezza di questo gruppo è che viviamo bene insieme. Non c’è paragone con le altre squadre, nessuno vive come noi e penso che la cosa sia molto importante”.
Ghoulam e Jorginho sono stati tra i compagni con i quali Koulibaly ha legato di più nel corso della sua avventura all’ombra del Vesuvio.
“Con Ghoulam abbiamo fatto diverse iniziative insieme. Siamo andati negli ospedali, abbiamo incontrato gli studenti di Scampia, lo considero un fratello. Jorginho è un grande. Quando sono arrivato qui è stato il primo con il quale sono stato in stanza. E’ lui che mi ha insegnato per primo un po’ di italiano. Sul campo è stato straordinario, sapete quando è importante per il Chelsea e per la Nazionale. Parlavo tanto con lui e mi ci divertivamo tanto”.
Tra gli uomini simbolo del Napoli c’è ovviamente Insigne.
“Lui è la storia del Napoli. E’ fortissimo, ha fatto sempre bene e gli voglio bene perché è anche una grandissima persona. Il ‘tiraggir’? Non lo dice mai, lo fa. E’ questa la cosa più bella. Siamo spesso al telefono quando siamo in Nazionale, ci chiamiamo sempre. Se mi ha insegnato il napoletano? Io dico sempre ‘fratm’, ma non lo parlo troppo bene. Mi faccio capire”.
Koulibaly ha parlato della sua infanzia e del contesto nel quale è cresciuto.
“Sono nato in Francia da genitori senegalesi. Mio padre faceva il falegname e mia madre era cameriera. Ho avuto un’infanzia tranquilla con i miei fratelli. Vengo da una zona nella quale ci sono tante persone di origine straniera, ma parlavamo tutti francesi. Eravamo una grande famiglia. In casa parlavamo senegalese, ma fuori francese e quindi anche da bambino conoscevo due lingue. Voglio che anche i miei figli crescano così. Ricordo Francia-Senegal del 2002, vidi la partita a scuola. Cantavamo sia per l’una che per l’altra squadra ed è stato bellissimo. Vinse il Senegal e ricordo ballare tutti insieme. Persone di tutte le origini, fu un momento di grande gioia”.
Da giovanissimo ha avuto la possibilità di scegliere tra la Nazionale francese e quella senegalese ed ha deciso di rappresentare la seconda.
“Ci ho pensato per un anno intero, poi grazie ai miei genitori e i miei amici la scelta è diventata naturale. Se ne sono pentito visto che la Francia ha vinto i Mondiali nel 2018? Mai. Magari non avrebbero vinto se avessi fatto parte di quella squadra. Io credo nel destino e sono stato molto felice per la Francia. Spero un giorno di farcela con il Senegal”.
Il Napoli quest’anno è ripartito da Luciano Spalletti.
“Ci ha dato tanto dal punto di vista della mentalità. Ha sempre stimato Napoli e il gioco del Napoli e ci ha detto che non era normale il fatto che non si riuscisse a vincere. Voleva capire dove era il problema e questo per noi è stato molto importante, perché vuol dire che da fuori si vede che abbiamo delle potenzialità. Ha avuto l’umiltà di dire che il lavoro di Gattuso è stato buonissimo e non è venuto per cambiare ciò che era stato fatto, ma per dare un qualcosa in più. Mi chiama ‘sua maestà’, ma anche ‘generale’, ma a me piace di più ‘comandante’. Dice che sono un leader, ma io sono qui da otto anni e faccio quello che serve. Mi metto sempre a disposizione di chi ha bisogno di aiuto. So che giochiamo per una città intera, per milioni di persone e quindi quando giochiamo in campo dobbiamo dare il 300%”.
Negli scorsi anni anche il grande Diego Armando Maradona ha speso parole importanti per Koulibaly.
“Penso che non tutti i giocatori possano dire di aver ricevuto dei complimenti da una leggenda come Maradona. Gli ho mandato una maglietta e gli ho detto che lo aspettavo a Napoli. Ho avuto la fortuna di vederlo in occasione di una partita con il Real Madrid e ne sono molto felice”.
Tra i suoi compagni di squadra c’è anche un grande attaccante come Osimhen.
“Il suo primo anno è stato molto difficile, ma nessuno se lo aspettava a questi livelli. Ha ancora tanto da dimostrare. E’ un ragazzo tranquillissimo, umile e fa anche ridere. Io voglio aiutarlo, è una persona straordinaria e se lo merita. Gattuso lo ha aiutato dandogli forza e fiducia e Spalletti lo sta aiutando moltissimo oggi”.
Koulibaly ha ricordato l’impatto con il calcio italiano e con Rafa Benitez.
“Ricordo il mio primo giorno qui, abbiamo pranzato insieme e lui con i bicchieri mi faceva vedere i movimenti che dovevo fare. Era il mio primo anno in Serie A e mi ha aiutato moltissimo. Mi ha fatto giocare i primi sei mesi e mi ha fatto capire che ero arrivato in un calcio diverso da quello che avevo conosciuto. Lo ringrazio. Gli ho anche chiuso un paio di volte il telefono. Mi aveva chiamato per dirmi in inglese che mi voleva al Napoli, ma io pensavo che fosse uno scherzo, credevo fosse un mio amico. Poi mi ha avvertito il mio manager e allora mi sono scusato e abbiamo parlato”.