A parere del giudice sportivo Tosel, la caduta dell’attaccante partenopeo non può essere stata determinata dall’intervento dell’estremo difensore del Torino. Infatti, a suo dire, Zalayeta si sarebbe disinteressato della direzione intrapresa dal pallone ed avrebbe effettuato “una plateale ‘caduta’ con il solo intento di ingannare l’arbitro e procurarsi il rigore, sentitelo: ‘Zalayeta, palla al piede, entrava in velocita’ nell’area di rigore granata ove, percorso qualche metro, veniva affrontato dal portiere avversario in uscita – continua il giudice sportivo – Il calciatore napoletano toccava con il piede destro il pallone deviandone in avanti la traiettoria, ed effettuando un ‘tuffo in avanti’, con ricaduta al suolo oltre il corpo del portiere avversario, lanciatosi a terra con le braccia protese in avanti. L’arbitro, da posizione ottimale, sanzionava con l’assegnazione del calcio di rigore l’intervento dell’estremo difensore, che veniva ammonito”. A difesa del Napoli potremmo dire che anche l’attaccante granata, quando l’arbitro decreta il rigore a favore del Torino ingannava l’arbitro alzando la mano e chiedendo il rigore pur sapendo che Domizzi la palla l’aveva presa di piede. Ma questa è un’altra storia, si è capito che il “palazzo” si è nuovamente messo di traverso nei confronti della società napoletana e del suo presidente evidentemente scomodi.
Andrea F.