Lutto per il Napoli e per il calcio: a 82 anni si è spento Vujadin Boskov

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A 82 anni è scomparso l’ex leggendario tecnico di Real Madrid, Sampdoria, Roma, Napoli e Stella Rossa, Vujadin Boskov.

Più di un uomo per i tifosi della Sampdoria. Più di uno sportivo per il mondo del calcio. Un allenatore che ha reso il calcio meno serioso, facendo sorridere a Genova, Napoli, Madrid. Belgrado. 82 anni e 50 passati a rincorrere un pallone e allevare giocatori. Vujadin Boskov è deceduto all’età di 82 anni.

Vujadin Boskov
Vujadin Boskov

Inaspettato, inatteso. Un tuffo al cuore e un fulmine a ciel sereno, due giorni dopo la scomparsa tragica di Tito Vilanova. Un altro tecnico se ne va. A darne notizia direttamente il suo storico club del Vojvodina, dove ha prima militato da calciatore per dieci anni, tornando in qualità di mister per sette stagioni.

Un comunicato in cui il suo vecchio club conferma la notizia al mondo, ripercorrendo le date della sua grande carriera. Martedì 29 aprile il funerale di Boskov, un mister amatissimo in Italia dai tifosi di ogni squadra. Cinque club tra Serie A e B hanno avuto il piacere di averlo come tecnico, uno in particolare.

E’ stato il leggendario tecnico della Sampdoria tra il 1986 e il 1992, con la quale ha vinto tutto. Una squadra di fenomeni guidata da una persona autentica. L’unico scudetto blucerchiato, la Coppa delle Coppe, una Supercoppa Italiana e due Coppa Italia. Con tanto di finale di Champions League persa contro il Barcellona.

Prima della chiamata genovese era arrivato in Italia per guidare l’Ascoli in Serie B, centrando immediatamente la promozione nella massima serie. Altra epoca, in cui un allenatore precedendemente alla guida di Real Madrid e Feyenoord decideva di mettersi in gioco nella seconda serie italiana.

Da calciatore aveva militato nella Sampdoria 61/62, rimanendo nel cuore dei genovesi e degli ambienti sampdoriani. Quindi nel 1986 il ritorno, la gloria, le frasi destinate a rimanere nella storia. “Rigore è quando arbitro fischia” . Aforisma rimasto nella mente di tutti, negli annali calcistici. Una frase attribuita a tanti erroneamente ma di un solo uomo, Vuja.

Negli anni ’90, dopo aver abbandonato la Samp, si sedette sulle complicate panchine di Roma e Napoli, prima di provare l’esperienza svizzera del Servette e tornare ancora una volta in Liguria, prima di chiudere con Perugia e la Nazionale Jugoslava. Semplicemente questioni differenti rispetto a quei sei anni magici a Genova, tra Cerezo, Vialli, Mancini, Pagliuca, il patron Mantovani. Nella stessa città dove militava anche Perdomo . “Se slego mio cane, lui gioca meglio di Perdomo”. Pungente, divertente, genuino. Ammaliante.

Gli allenatori sono come i cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla scala di Milano. Firmato Boskov, magari non lirico. Ma sicuramente un cantante dalle grandi doti. Che non si è mai preso troppo sul serio. Il bello del calcio, quando ancora era solo uno sport.

“Partita finisce quando arbitro fischia”.

Un saluto, Vuja.

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