Le sei del mattino, Napoli, il set di un film. Marco D’Amore — l’attore che nella serie Gomorra interpreta Ciro, il delfino del boss — si fa fotografare accanto a uno dei cartelli affissi per protestare contro la fiction («Vergognatevi tutti») e poi posta l’immagine su Twitter: «Io ci metto la faccia e non ho nulla di cui vergognarmi».
Perché quel tweet?
«Per dire che io sto qua, sul territorio. E che ci sono tantissimi ragazzi che hanno lavorato per Gomorra e che sono vilipesi da quei manifesti. Se qualcuno ha voglia di discutere faccia a faccia sono più che disponibile. Ma basta proclami inutili, non conosco una sola opera in cui il conflitto non sia alla base del racconto. Lei vede House of cards?».
Sì, perché?
«È una serie che mette alla berlina la classe politica americana, la ridicolizza, eppure alla vigilia della prima puntata Barack Obama ha inviato un tweet a Kevin Spacey. Gli ha scritto looking forward, non vedo l’ora. Il presidente degli Stati Uniti, capisce?»
Qui invece non è che siano tutti entusiasti…
«Gomorra è il paradigma di un male che divora l’Italia. Non è solo Scampia, ma anche la gente che gestisce i soldi dei clan indossando costosi abiti di sartoria. È un racconto necessario, fatto senza giudicare. Noi vogliamo solo mostrare ciò che accade. E lo possiamo fare, perché siamo stati per un anno a Scampia».
L’ex procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore, però, dice che Gomorra rappresenta una realtà che non esiste più, che la faida s’è fermata. Perché riproporre quell’immagine?
«Stimo molto il magistrato, ma non sono d’accordo. Abbiamo girato in posti dove la sera prima avevano ucciso due persone, quindi cosa s’è fermato? E il degrado è reale, non una scenografia. Le istituzioni dovrebbero capire che mettere il problema al centro della discussione serve a risolverlo. E poi, a quelli che criticano Gomorra, vorrei chiedere una cosa».
Cioè?
«Quando escono commedie in cui il napoletano è rappresentato sempre come un fesso, uno buono solo a fare battute, be’ in quel caso perché nessuno dice nulla? Io mi sento più offeso da quel tipo di oleografia. Oggi uno come Massimo Troisi non esiste più, siamo tutti o macchiette o calunniatori».
Chiudiamo il capitolo della Gomorra parlata e passiamo a quella vista in tv. Se l’aspettava il boom?
«Sapevo di aver partecipato a qualcosa di grande, ma questi numeri non li avevo proprio previsti».
Temeva la partita in contemporanea del Napoli?
«Be’, ho fatto il tifo per il Sassuolo contro la Fiorentina. Così, con il terzo posto matematicamente assicurato, si poteva vedere Gomorra»
E passare da Genny la carogna a Genny Savastano?
«Penso che Genny la carogna faccia comodo all’informazione. Io lo depreco già solo per la maglietta che indossa, ma il fatto importante sono i colpi di pistola contro un ragazzo. I napoletani sono specchietto per le allodole».
Torniamo alla fiction. L’aggettivo più utilizzato per definirla è «figo»: non teme di diventare un modello?
«Le prime due puntate sono solo un prologo. Certo, magari all’inizio si può provare una sorta di empatia per questo personaggio, ma poi vedrete che sarà diverso. Ciro scatenerà un gorgo di violenza per cui verrà odiato, e a nessuno verrà in mente di pensare che sia figo o, peggio, di emularlo. Anzi, posso confessare una cosa?».
Un «killer» che confessa, fantastico!
«Spero di non essere mai ricordato per Ciro. Penso a Vinicio Marchioni, il protagonista di Romanzo Criminale. Ancora oggi lo chiamano tutti Freddo. Ecco, io ho paura di essere chiamato Ciro».
Dicono che lei somigli a Roberto Saviano. Ci si ritrova?
«Quando ho fatto il provino pesavo 25 chili in più, avevo i capelli ricci e la barba di Mosè. Poi Stefano Sollima mi ha imposto un’immagine più spigolosa, ma somiglianze con Roberto non ne noto. Diciamo che forse ho qualcosa di Pep Guardiola. Ma basta parlare di me».
Perché?
«Qui ci sono tre generazioni di attori campani, e Gomorra deve essere un vanto per noi. È la prima serie italiana venduta in America, e da Scorsese a Di Caprio tutti vedranno questi 200 attori napoletani, casertani, salernitani. Possibile che nessuno ne parli?».
(Marco D’Amore — 33 anni a giugno, debutto a soli diciott’anni con i Teatri Uniti di Toni Servillo, con il quale ha anche recitato nel film Una vita tranquilla — ha un pregio raro nel mondo del cinema. Parla sempre degli attori che recitano con lui, quasi mai di se stesso. Ed è decisamente più simpatico del personaggio che interpreta).
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Ancora prima del giorno in cui parte degli spettatori della finale Napoli.Roma finivano nell’agguato dei tifosi romanisti hanno commesso la piu brutta cattiveria assalendo in agguato preventivato con assalto ai pulman napoletani di cui spetttori tifosi azzurri venivano assalitito con la piu becera e vigliacca assalto ai pullman dei tifosi azzurri. Da quel momente parte della delinguenza romana assalivano i pullman dei tifosi azzurri lanciando pietre e fuochi arificiali di cui producevano la reazione degli assaliti partenopei a cercare di fermare questa assurda vigliaccheria a scappito degli stessi innocenti bambini che si recavano a festeggiare la finale Coppa d’Italia vinta dagli azzurri . Certamente le cause della meschina vigliacheria portava parte della tifoseria romanista a cerca inutilmente e vigliaccamente l’assalto ai tifosi partenopei con pistolettate e scontri personali con conseguenze di feriti di quattro fra cui il giovane Ciro ha subito il peggio. l’orda fascista romanista responsabili di questo assurdo agguato. . Nella mia lunga militanza di tifoso napoletano ricordo che quando nei vecci tempi questao accadeva spesso con sassaiole di ricotte e colazioni tra le due tifoserie giustificando tra ambedue parti a fronteggiarsi senza mai procurare dann da ambo contendenti. Quanto accaduto oggi ci sono motivi purtoppo non comprensibili che si potrebbero evidenziare da una incivile comportamento come ritorsione assurda cercando di non accettare le varie e sonore sconfitte negli ultimi scontri di Roma- NapoliPurtroppo tale deliquenziale comportamento romanista causava anni tra4 tifosi napoletani di cui quello colpito da una pistolettata alle spalle producendo danni ad oggi non ancora si conosce il’entita di cui a danni ddddddddddaddiritura di morte. Siamo tutti in attesa che si consca tutta la verita dalla magistratura e i colpevoli puniti con pene proporzionate ai danni prodotti .