Annata 2009/2010, alla fine del Calciomercato il Napoli acquista giocatori del calibro di Quagliarella, giocatore dai goal impossibili; Campagnaro, roccioso ed elegante difensore; Zuniga, instancabile laterale destro; Cigarini, regista di belle speranze; De Sanctis, portiere nazionale ed affidabile; Hoffer, veloce e prolifico attaccante austriaco; costo totale della spesa 50 milioni di euro. Questo colloca il Napoli tra le squadre che hanno speso di più sul mercato a livello europeo. La rosa quindi è rinforzata e guidata da un tecnico preparato come Roberto Donadoni. Ai nastri di partenza i partenopei vengono collocati subito dopo Inter, Juventus, Milan e Roma. I tifosi sono entusiasti ed iniziano già a sognare. Ma si sa, i sogni sono solo delle illusioni, e la squadra dopo 7 giornate di campionato si ritrova nei bassifondi della classifica con appena 2 vittorie, 1 pareggio e ben 4 sconfitte, tutte in trasferta. I fantasmi dell’anno precedente sembrano ritornare e il primo a pagarne le spese è nientemeno che il Ds Pierpaolo Marino, licenziato in diretta TV. Pochi giorni dopo è il turno di Roberto Donadoni, rimpiazzato dal bravissimo Mazzarri. Ma perché il Napoli nonostante i tanti sforzi economici, oltre 125 milioni spesi sul mercato, non riesce dopo 3 anni di Massima Serie a piazzarsi stabilmente tra le prime 6? Perché squadre come Genoa e Fiorentina, nonostante potenzialità economiche inferiori a quelle dei partenopei, ci sono riuscite addirittura in due anni? Rispondere a queste 2 domande è molto semplice: cinismo e programmazione tecnica. Cinismo perché si doveva avere il coraggio di cambiare dopo la promozione nella Massima Serie rifondando la squadra e ingaggiando un grande allenatore, mettendo da parte la riconoscenza. Programmazione tecnica perché bisognava saper investire il denaro messo a disposizione dal presidente; acquistare non solo giovani di valore, ma affiancarli a gente esperta prendendo nel tempo i vari Cannavaro senior, Grosso, Crespo, tanto per citarne alcuni. Questi sono agli occhi di tutti i principali motivi della debacle azzurra negli ultimi 3 anni. La differenza con il Genoa e la Fiorentina è tutta qui; loro sono riuscite a progredire così facilmente perché hanno applicato i due principi sopra citati. Adesso con la rivoluzione societaria messa in atto dal presidente De Laurentiis si spera di invertire il trend negativo e riuscire finalmente ad entrare, e restare soprattutto, nell’elite del calcio italiano prima, europeo poi. Solo il tempo darà una risposta.
Antonio Ceruti NAPOLICALCIO.NET