Napoli e Fiorentina, quante similitudini!

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Nel mondo calcistico l’aspetto cromatico è un elemento non da poco. Tante squadre condividono gli stessi colori sociali, ma una sola è “la viola”. Firenze è tra le realtà più belle nel panorama pallonaro, da almeno un lustro a questa parte. Parzialmente travolta dallo scandalo di Calciopoli, la Fiorentina ha saputo risollevarsi, proprio come aveva fatto qualche anno prima, quando era penosamente piombata nel baratro della Serie C2. Così come il Napoli, anche i toscani hanno vissuto l’incubo delle categorie minori, seppur con qualche agevolazione non da poco, come la promozione d’ufficio ottenuta in cadetteria per meriti sportivi. A guardar bene, però, l’esperienza in Serie C non è l’unico ricordo da condividere. Possiamo partire dall’età, la stessa per entrambe, nate nel lontano 1926. Poi ci sono gli scudetti, anche qui siamo alla pari, due a due, anche se i tricolori toscani risalgono a diversi decenni fa. Una Supercoppa Italiana conquistata negli anni ’90, gli azzurri superando la Juventus, la Fiorentina contro il Milan, ed infine un trofeo continentale a testa, Uefa per gli azzurri, Coppa delle Coppe per i viola. Non è un caso che De Laurentiis, nei suoi prolissi monologhi, abbia spesso citato, quale esempio da seguire, i fratelli Della Valle, rinomati imprenditori che hanno realizzato un progetto solido e valido, grazie anche alla preziosa collaborazione di un direttore sportivo come Pantaleo Corvino. Senza dimenticare, però, lo straordinario contributo di Cesare Prandelli, per la quinta stagione consecutiva in riva all’Arno. Un grande allenatore, oltre che un uomo apprezzato e stimato da tutti i tifosi, senza distinzioni di bandiere. Le sue vicende personali hanno intenerito i tanti amanti del mondo calcistico, che hanno seguito il dramma della moglie, deceduta dopo una lunga malattia. Il tecnico di Orzinuovi ha trovato la forza di andare avanti, continuando un ciclo sportivo dagli ottimi risultati. La Fiorentina risiede ormai stabilmente nei piani alti della classifica, proponendosi anno dopo anno di crescere e migliorare, anche attraverso la partecipazione alla Champions League, competizione che finora ha regalato grandi soddisfazioni. Le vittorie contro LIverpool e Debrecen sono il segno tangibile di una squadra in forma, attualmente terza in graduatoria, alle spalle di Inter e Sampdoria. In questo scorcio di campionato i viola hanno ben figurato proprio contro i liguri, infliggendo loro la prima sconfitta, e riuscendo successivamente a confermarsi nella tana della Juventus. Insomma, per il caro Mazzarri il compito che si profila è davvero arduo: portare il Napoli al successo in trasferta, ma proprio su un campo che appare inviolabile, dove solo la Lazio è riuscita a portar via almeno un punto. L’organico dei toscani è di ottima caratura, cominciando da quel fenomeno di portiere che risponde al nome di Sebastian Frey, un talento che ha trovato poco spazio nella sua nazionale per colpa di un allenatore alquanto sconclusionato come Domenech. Dainelli e Gamberini formano la coppia centrale di difesa, con Comotto e Pasqual ai lati pronti a spingersi in progressione offensiva. Gobbi, Kroldrup e l’ex laziale De Silvestri sono più che semplici alternative. Centrocampo, terra di fantasisti, uno più arretrato, ovvero Montolivo, l’altro più offensivo, cioè Marchionni, ben felice di lasciare la Juventus per trovare spazio all’Artemio Franchi. Altro emigrante piemontese è Cristiano Zanetti, colpo di mercato dell’ultim’ora che ha rafforzato la linea mediana dei viola. La palma del migliore di metà campo va però a Vargas, definitivamente esploso dopo un’annata in sordina. I suoi cross sono manna dal cielo, ma in squadra non mancano altri giocatori dal piede delicato, come Jorgensen e Santana. Non si può dire lo stesso di Donadel, più volte accostato al Napoli, così come quel Savio su cui piombò Marino, prima che il Brescia lo cedesse al West Ham. Il ragazzo è tornato in Italia per continuare a farsi le ossa, ma non ha ancora conquistato le attenzioni di Prandelli. Eccoci all’attacco, da dove cominciamo? La scelta è davvero ardua. Partiamo, per spirito italico, dal talento puro di Gilardino, in uno stato di forma fuori dall’ordinario. Reti a raffica con la maglia viola, così come con quella della Nazionale, da lui condotta alla qualificazione mondiale. Nella trasferta ungherese di Champions il buon Alberto ha ritrovato la sua vecchia spalla, Adrian Mutu, nuovamente dispensatore di classe cristallina. Il contenzioso con il Chelsea ha pesato non poco nella testa del rumeno, che però si è fatto forza e sta provando a venirne fuori. E poi c’è Stevan Jovetic, fenomeno emergente che ha schiantato le velleità di Rafa Benitez e dei suoi Reds solo poche settimane fa. Se poi ci mettiamo anche Papa Waigo e Castillo, il quadro è completo. L’esame di maturità che attende il Napoli è di quelli tosti.

 

Aurelio Scandurra NAPOLICALCIO.NET

 

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