“È arrivato il tempo di lasciare spazio”. Così canta Malika Ayane nella sua hit sanremese, così ragiona la società partenopea ad una giornata dal termine del campionato. Perché, se qualcuno non se ne fosse accorto, il Napoli che rimedia figuracce e sconfitte non è già in vacanza, giocando le classiche amichevoli estive, ma sta ancora disputando un torneo di serie A. Donadoni in queste ultime domeniche ha lasciato spazio alle seconde linee, che poi non hanno fatto tanto peggio dei presunti titolari, ma adesso per il tecnico bergamasco è giunto il tempo di fare le sue scelte. Scelte che potrebbero non corrispondere con le volontà della dirigenza, e questo sarebbe davvero grave. A proposito, sulla panchina azzurra c’è stato un avvicendamento nei mesi scorsi. E si perché il buon vecchio Reja ha lasciato spazio, anche lui, all’ex ct della nazionale che, se non aveva brillato con Toni e compagni, non si capiva perché dovesse farlo con un organico ben più rattoppato di quello tricolore. Cambi sotto il profilo dei risultati non se ne sono visti, anzi le cose vanno molto peggio. Per il gioco stesso discorso, ma l’allenatore lombardo può vantare una serie di motivi a sua discolpa, primo fra tutti quello di aver preso la squadra in corsa, senza poter inculcare il suo credo calcistico sin dall’inizio a giocatori abituati a lavorare con lo stesso trainer da quattro anni. Innanzitutto tra i pali non c’è stata recentemente concorrenza, visto che Navarro era l’unico portiere non falcidiato dagli infortuni. L’argentino ha alternato ottime parate a interventi imperfetti, deve ancora crescere e potrebbe rappresentare un buon secondo per il nuovo numero uno che verrà. Iezzo e Gianello sono ormai fuori gioco, così come Rinaudo, uno dei peggiori innesti di questa annata. L’ex palermitano dovrebbe andare a Torino ma, vista l’aria che tira da quelle parti, chissà se vorrà scendere di categoria. Aronica è stato appena sufficiente, anche se sembra adatto più a ricoprirsi un ruolo in un piccolo club piuttosto che all’ombra del Vesuvio. Capitan Cannavaro è l’oggetto della critica piovuta dalla tifoseria, può e deve migliorare, così come i compagni di reparto Santacroce e Contini, anche se questi due vantano qualcosa in più, a cominciare dalla tecnica. A centrocampo le vere delusioni sono tre. Hamsik, irriconoscibile per tutto il girone di ritorno e meno richiesto sulla piazza rispetto a qualche mese fa, è stato il vero flop dell’anno, anche più di Datolo, atteso come salvatore della patria, ma incapace di ritagliarsi un singolo spazio di gloria. Blasi ha invertito quanto di buono fece l’anno scorso, meno ammonizioni ma anche minor impeto ed aggressività. Così non va, l’ex juventino prenda esempio da Gargano, incapace di impostare il gioco, ma tenace come pochi. La sua assenza si è fatta sentire eccome, così come quella di Maggio, l’unico sorriso dell’ultima campagna acquisiti di Marino. Mannini e Vitale sono da rivedere, Bogliacino potrebbe tornare utile, mentre Amodio, Montervino e Pazienza troverebbero certamente maggior spazio altrove. Infine l’attacco, vero tasto dolente. Lavezzi resterà, almeno così sembra. L’argentino deve guidare la resurrezione partenopea, magari coadiuvato da compagni in fase offensiva più validi di Denis e Zalayeta. Se l’argentino non si è mai del tutto adattato al campionato italiano, l’uruguaiano ha patito gli infortuni ed una condizione altalenante, senza riuscire mai a convincere del tutto. Pià ha mostrato nel finale di stagione di poter lottare per una conferma, che invece appare improbabile per Russotto, pronto a tornarsene in Svizzera. Non dimentichiamo però un punto fondamentale: i primi sbagli di questo nefasto torneo nascono dall’alto, da chi guida la società. De Laurentiis e Marino non sono affatto immacolati, ma a chi ha risollevato le sorti del Napoli un’altra chance può essere sicuramente offerta.
Aurelio Scandurra NAPOLICALCIO.NET