Cavalcare l’onda. Questo è l’obiettivo di Napoli e Milan, alla vigilia dello scontro che le vedrà fronteggiarsi nella notturna del San Paolo. L’impianto di Fuorigrotta, ormai prossimo al “sold out”, sarà il campo di battaglia tra due rivali alla ricerca della terza affermazione consecutiva. Per i rossoneri il momento è ancor più positivo in trasferta, dopo il doppio successo in meno di una settimana al Bernabeu e al Bentegodi, vittime Real Madrid e Chievo. Le pesanti critiche piovute ad inizio stagione, deflagrate dopo il capitombolo interno in Champions League contro lo Zurigo, sembrano lontane anni luce. Eppure i rossoneri sapevano sin dal’estate che i traguardi per questo torneo si erano nettamente ridimensionati, rispetto al recente passato. La partenza di Kakà è stata rimpiazzata con l’arrivo di Huntelaar, il che è tutto dire. Non il massimo per quello che è il club più titolato al mondo, espressione che campeggia a caratteri cubitali nel sito della società. Era il 1899 quando il primo club meneghino vide la luce, passarono solo due anni per conquistare lo scudetto. Da allora i diavoli ne hanno accumulati tanti, fermandosi a 17, così come gli odiati cugini dell’Inter. Il Milan, però, ha fatto la storia soprattutto nelle competizioni continentali. Le Coppe dei Campioni sono ben 7, in Italia nessuno come loro. Una doppia Coppa delle Coppe e 5 Supercoppe completano il palmares in Europa, ma non basta. Dobbiamo menzionare anche le 4 Coppe Intercontinentali, che hanno portato i rossoneri sul tetto del mondo. Una bacheca da paura, che però si è un pò appannata dopo la scelta del presidente Berlusconi di ridurre gli investimenti, scontentando non poco la tifoseria. L’epoca d’oro di Sacchi, Gullit e Van Basten appare distante secoli, un periodo ricco di successi, contesi e condivisi proprio con i partenopei. Indimenticabili sono le sfide sul finire degli anni ’80 tra il Napoli di Maradona e i milanesi, pathos e spettacolo la facevano da padrone. Certamente non si può dire lo stesso del Milan di Leonardo, al battesimo su una panchina di club. I rossoneri hanno steccato nei primi quarantacinque minuti, ottenendo il bottino più risicato di tutta la Serie A, ma hanno dimostrato di saper reagire nei secondi tempi, ribaltando più volte il risultato. Le ultime tre affermazioni sono arrivate proprio in questo modo. Il tecnico brasiliano non è riuscito finora a ricreare un calcio spettacolare, affidandosi al suo 4-3-3 teoricamente offensivo, ma che produce risultati non eccelsi in fase realizzativa. Il Milan non brilla sotto porta, questo è un dato di fatto, però sa essere incisivo, come dimostrano le tre sberle inferte alle merengues giusto una settimana fa. Analizzando l’organico, emergono vari punti interrogativi. Pensiamo al portiere, mai gerarchie furono più incerte. Abbiati, Storari, Roma e Dida: chi la spunta? Attualmente il brasiliano, anche a causa degli acciacchi dei principali antagonisti, ma il povero Nelson è spesso salito agli onori della cronaca per clamorosi svarioni, non ultimo quello che ha propiziato il gol di Raul a Madrid. L’acquisto più importante è avvenuto in difesa, ma si tratta di un grande ritorno, quello di Alessandro Nesta, definitivamente risorto con la doppietta del Bentegodi. Thiago Silva, Oddo e Zambrotta danno stabilità e dinamicità al reparto, con varianti non da poco come Bonera, Favalli, Kaladze e Jankulovski. A centrocampo è Pirlo a dominare la scena, sostenuto tecnicamente dalle giocate di un altro veterano, Clarence Seedorf. Gattuso offre la necessaria aggressività alla mediana, alternandosi spesso ad Ambrosini. L’innesto di Abate, di rientro dal prestito al Torino, regala velocità sulle fasce, caratteristica che può essere espressa anche da Flamini, ancora non brillante come ai tempi dell’Arsenal. Siamo così giunti all’attacco, ricco di nomi altisonanti. Su tutti Alexandre Pato, pronto alla definitiva esplosione dopo una stagione in sordina alle spalle di Kakà. Il connazionale Ronaldinho non è più quello di Barcellona, ma Leonardo punta molto su di lui. Inzaghi è implacabile, sempre pronto ad azzannare qualsiasi pallone passi dalle sue parti e, nonostante l’età, viene più volte preferito a Borriello e Huntelaar, anagraficamente più giovani di Superpippo. L’olandese è l’uomo su cui si voleva puntare, ma già si parla di un suo addio a gennaio. Il progetto rossonero è solo sulla rampa di lancio, non è detto che prenda il volo.
Aurelio Scandurra NAPOLICALCIO.NET