Napoli: niente è perduto ma bisogna capire.

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C’è un confine che divide questa prima parte della stagione del Napoli, passa dallo Juventus Stadium.

C’è un confine che divide questa prima parte della stagione del Napoli, passa dallo Juventus Stadium. Prima un rendimento da primato; dopo un ritmo altalenante. Undici partite sono meno di un terzo del campionato: troppo poco per giudizi inappellabili, ambizioni definitivamente tradite e sogni irrimediabilmente infranti. Il Napoli che perde con l’Atalanta e si fa raggiungere in casa nel primo minuto di recupero del secondo tempo dal Torino non può essere quello vero. C’è troppa differenza fra le due squadre, di qua e di là del confine; c’è troppa differenza per non immaginare che vi possa essere un punto mediano in cui i conti possono tornare.

Ma conviene cercare di capire le ragioni degli attuali affanni, in che misura si collegano a quelli che lo scorso anno non hanno consentito alla squadra di Mazzarri di raggiungere la Champions. Questa fase complicata ha appannato le potenzialità del Napoli, sicuramente non le ha cancellate. Bisogna, però, ritrovare le ragioni profonde, le motivazioni, ovviamente le condizioni atletiche e le soluzioni tattiche che prima dello Juventus Stadium hanno consentito a Cavani e compagni di immaginare una stagione da consegnare alla storia del club. Nulla è perduto, nulla è precluso, ma bisogna invertire in fretta la rotta, a partire da dopodomani contro il Dnipro, soprattutto, da domenica contro il Genoa.

Antonio Maglie

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