Vinta nettamente la partita contro Genoa, il Napoli di Mazzarri è pronto a concentrarsi sul big match di San Siro, in programma domenica prossima col Milan.
Ed ora il match point Champions. Con Balotelli squalificato ed i cartellini gialli che al San Paolo non hanno fatto vittime illustri in vista di San Siro. E se aggiungiamo l’ennesimo suicidio dell’Inter contro l’Atalanta, il posticipo di domenica prossima è il vero lasciapassare per quello che è ormai l’obiettivo primario. La base per il futuro del club, come spesso abbiamo sottolineato.
Tuttavia, per il Napoli visto contro il Genoa, la soddifazione per il risultato lascia spazio all’amarezza per quelle 5 giornate senza vittorie che hanno scavato il baratro tra gli azzurri e la capolista. Si, perche’ un Napoli finalmente liberato dai limiti del concetto dei titolarissimi – Dzemaili e’ la prova di quanto sia importate poter scegliere tra alternative dello stesso livello – rapido, cinico ed a tratti anche divertente, non puo’ che far aumentare i rimpianti per la rincorsa scudetto che si e’ fermata solo per un fisiologico calo di quegli elementi che non hanno avuto possibilità di riprendere ossigeno, poiché praticamente insurrogabili.
Ed anche, perchè no, del letargo invernale che ha assopito la classe di elementi come Hamsik e Pandev, veri protagonisti del successo contro i rossoblu: se il macedone avesse avuto maggiore continuità di rendimento avrebbe potuto colmare le lacune di un reparto offensivo che in passato ha eccessivamente sofferto delle giornate storte di Cavani e di quelle difese fin troppo arroccate, muri inespugnabili che solo uno spunto geniale avrebbe potuto bucare.
Nemmeno si può gettare la croce su Insigne, ancora troppo acerbo per caricarsi sulle spalle la responsabilità di tenere in piedi il reparto offensivo quando al Matador si è inceppata la vena realizzativa.
Riflessioni, queste, che sarà bene annotare in vista della prossima stagione, indipendentemente da come andrà a finire questa: per una grande squadra occorreranno investimenti di un certo livello e la volontà più volte espressa dal presidente di puntare sui giovani ha una sua logica che deve essere necessariamente legata alla qualità degli obiettivi di mercato. E salvo rare eccezioni la qualità costa, e non poco.
Il discorso scudetto, dunque, finisce in archivio, quando la logica realtà di un distacco di dieci punti annulla anche le romantiche residue speranze legate ai prossimi tre impegni della Juve – Lazio, Milan e derby della Mole – che in teoria lascerebbero un piccolo spiraglio che al momento appare però improbabile.
Ma questa è aria fritta: nel prossimo turno c’e’ da prendersi la Champions, poche storie. E San Siro non è mai, per nessuno, uno stadio facile. Ed il Milan, manco a dirlo, non ha alcuna intenzione di fermare la scalata a quella seconda piazza che spalanca le porte dell’Europa. Il resto per ora bisogna lasciarlo al destino.