di Umberto Chiariello.
Sono abituato ai toni grevi del linguaggio romanesco, non fosse altro che per motivi di lavoro frequento settimanalmente Roma da oltre 25 anni. Il romanesco è un linguaggio misto di arroganza (ahò, so’ da’ capitale!), di grandeur, retaggio storico della Grande Roma Imperiale Caput Mundi, della Città Eterna, di strafottenza (il romano ti vede per terra e tira dritto), di egoismo (si dice “paghiamo alla romana”: ognuno paga il suo), di volgarità tipica della Suburra romana (non dimentichiamo che Roma Imperiale era il coagulo di tutti gli intrighi sordidi e sozzi di Corte ed il regno di lenoni e prostitute, con un degrado morale che toccò livelli inammissibili), infine di ironia che rasenta il sarcasmo per quanto pesanti sono le battute che i “romanacci” riescono a tirar fuori a getto continuo in maniera tranchant. Tutto questo campionario è perfettamente espresso da alcune “maschere” cinematografiche, di cui sono degni depositari i borgatari “coatti” Er Patata, Er Piotta, e soprattutto il popolare Christian De Sica, la punta di diamante dei cinepanettoni di De Laurentiis, da oltre 25 anni sulla breccia, sempre con lo stesso canovaccio intriso di volgarità, di becerume romanesco, di donne scosciate e non pensanti, di corna, tradimenti e tutto quanto di retrivo si possa ereditare dal già scadente filone della commedia erotica all’italiana degli anni ’70, quella degli Alvaro Vitali e dei Lino Banfi, ma anche delle Gloria Guida, Edwige Fenech, etc. Cosicché il vero alfiere del becerume romanesco, esportato in tutte le sale cinematografiche immancabilmente una volta l’anno nel periodo natalizio è diventato proprio Aurelio De Laurentiis, che si è affrancato dall’ala dello zio Dino grazie a questo tipo di commedia popolare in salsa trash che lo ha fatto campare per tanti anni. Come ebbe a scrivere Aldo Grasso, ora De Laurentiis non solo ha esportato il becerume alla conquista d’Italia, ma ne è diventato egli stesso maschera tragicomica con l’ingresso nel mondo del calcio. Le conferenze stampa, per non dire le cene informali con tanto di uditorio, sono un continuo florilegio di parolacce e di invettive (mi hai rotto i coglioni, togliti dai coglioni, ma che cazzo avete vinto mai?, testa di cazzo, etc.). I destinatari privilegiati di cotanto sboccamento sono i giornalisti in massima parte, le sue vittime preferite. Egli mostra grande dispregio di essi, che tratta come servi della gleba che al verbo suo devono uniformarsi (per carità se uno si azzarda a fare una domanda non allineata, allora ti bolla subito: “ahò, tu sei contro il Napoli”). Fa di continuo la conta di chi è pro e chi è contro, come se ripassasse l’esercito delle penne e dei microfoni a suo favore, ma nel frattempo sguinzaglia i suoi cagnacci a tacitare, impedire, cacciare dai ritiri o dagli stadi i reprobi non allineati, fa la sua guerra contro tutto e contro tutti, da Infront alla Lega, da Platini a Blatter, dalla Gazzetta dello Sport alle televisioni private ed ai siti internet. Un uomo solo al comando, con uscite clamorose come quella del giorno dei calendari di Lega. Ma pure Giano bifronte, capace di andare nella City londinese sfoggiando il suo fluente inglese e mostrando al mondo una Napoli avanzata e poliglotta. Dalle figure di merda alle belle figure, con lui tutto è possibile. Uomo colto, anzi coltissimo, amante della Storia, imprenditore furbo ed avveduto che sul calcio ha saputo creare un lucrativo business (per fortuna, così ci garantisce una società di calcio sana e con un futuro), quando però gioca in casa sua mostra il suo lato becero e maschilista. Guai se a fare una domanda intelligente è una giornalista donna, due volte colpevole, di essere giornalista e pure donna, guai ancora se pure piacente: il suo maschilismo retrivo affiora subito, ed invece che rispondere a tono, la butta subito in “caciara” con apprezzamenti sulla beltà della signora, dall’elegante al cafone, come nell’ultimo caso della mia stimata ed amica collega Titti Improta che, per il solo fato di aver chiesto chi al posto di Lavezzi, si è sentita rispondere in conferenza stampa, in un luogo cioè ufficiale e dedito al lavoro davanti a tanti colleghi, e microfoni aperti, senza diritto di replica “signorina, vorrà dire che faremo giocare lei nuda in attacco”. Ma facci giocare ‘a soreta, ‘a mammeta, nuda in attacco, caro don Aurelio, maschilista della peggior specie. Che gran cafonata hai commesso. Una professionista così non la si svilisce ed offende in questo modo. Nella tua concezione del mondo e della vita evidentemente tutto questo è normale e perfino divertente. Nella mia, nella nostra (di tutti quanti pensiamo che il rispetto non debba mai mancare nei rapporti umani indipendentemente dalle posizioni che si occupano nella società), no. Non è né divertente, né normale. E’ solo squallido. Ed io che, per molti aspetti stimo l’imprenditore De Laurentiis, ne conosco la cultura e l’intelligenza, detesto il personaggio. E da oggi hai un nemico in più, caro Presidente. Come se mi avessi toccato una sorella. Il rispetto non è un optional. Basta con battute e parole da trivio. Ferlaino, cha abbiamo combattuto per oltre un decennio, non ha mai offeso nessuno, né ha mai usato toni inadeguati. E’ stato sempre un signore, e gli va dato atto. Poi il suo fido Carlo Iuliano, del quale dopo tante battaglie siamo diventati pure amici, provvedeva a “normalizzare” il tutto. Ma lo faceva con classe e discrezione, senza bisogno di bulli di quartiere al soldo. Così non va, Presidente. Già ci propina il cinepanettone una volta all’anno, e mi creda, è una sbobba indigesta, che certo non aiuta il Paese a migliorare il suo livello culturale. Ma che si sia fatto personaggio trash ella stessa, è cosa indigeribile. Amo il calcio, amo il Napoli da tempo immemore, so tutto della Storia del Napoli che lei bellamente ignora e disprezza (in fondo lei tifava Roma, perché lei è un romano con origini campane, sia chiaro). Ma lei mi sta facendo venire la nausea di questa Società Calcio Napoli. Per fortuna ha l’allenatore che si merita e che gli tiene testa, il prode Mazzarri che è Mister Antipatia per antonomasia. Che bella operazione simpatia sta facendo il nuovo Napoli con due tipi così…