Viktoria Plzen-Napoli 2-0: game over per gli azzurri, agli ottavi vanno i cechi

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Kovarik e Tecl segnano, nella ripresa, le due reti che certificano la disfatta degli uomini di Mazzarri. Insigne è il più brillante, ma per l’impresa serviva molto di più.

Il Viktoria Plzeň aspetta che il Napoli si scopra e poi punge, rivince e vola ai quarti di finale. La squadra di Mazzarri alla resa dei conti ha perso ben cinque partite su otto disputate in Europa League: due 3-0, due 3-1 e una 2-0, l’eliminazione con una serie di risultati del genere diventa sacrosanta. Mission impossibile failed.

FORMAZIONI – Mazzarri invita ad onorare l’impegno e inneggia di voler fare ricorso a tutti gli espedienti pur di centrare l’impresa, ma lascia fuori la spina dorsale Campagnaro-Inler-Cavani, e con Hamšík influenzato la formazione sembra più che altro un contentino. Il tridente iniziae del suo 4-3-3 è composto da Pandev, Insigne e Calaiò.

Pavel Vrba, ed era ampiamente prevedibile, manda in campo il 4-5-1 a tartaruga dell’andata con il solo Bakoš in avanscoperta, e due dei tre giustizieri del San Paolo a centrocampo: Rajtoral e Darida, Tecl partirà ancora dalla panchina.

PRIMO TEMPO – È una missione impossibile e tutti lo sanno, ma qualcuno ancora ci spera. Nonostante nella storia delle competizioni europee ci siano vari precedenti di squadre che hanno ribaltato il risultato con quattro goal al ritorno – dal Club Brugge che nel 1975/76 superò 4-0 l’Ipswich Town al 5-1 del Panathinaikos sul Budapest Honvéd nel 1987/88 – nessuno ci è mai riuscito in trasferta.

Mazzarri conta di fare una rete nel primo tempo per poi giocarsi le carte Cavani e Inler nella seconda parte, ma le cose non andranno propriamente così. I partenopei ci provano più che altro con conclusioni dalla distanza, ma né Insigne al 6’ e né Calaiò pochi minuti dopo, riescono a impensierire Kozáčik che in due tempi riesce a bloccare entrambi i palloni.

Come se non bastasse la Dea Eupalla inizia a far nevicare sullo stadio Mĕsta Plznĕ, e sembra il presagio di un’impresa che resterà un sogno. Al 21’ tenta il tiro Dzemaili da dentro l’area ma Procházka riesce a respingerlo, le cose non vanno meglio sulla punizione di Insigne che quasi alla mezz’ora batte in porta senza trovare la rete.

Immediatamente dopo arriva la grande occasione dei cechi, il capitano Horváth calcia un corner e trova Bakoš, ma il colpo di testa della punta del Viktoria si spegne di poco a lato. Poco altro nel finale, le già residue speranze di Mazzarri sembrano ridursi ulteriormente.

SECONDO TEMPO – Nonostante tutto il tecnico toscano decide di giocarsi comunque i suoi assi nella manica: butta nella mischia Inler e Cavani al posto di Donadel e Behrami, e di fatto in campo ci sono quattro punte. Il Napoli dimostra fin dalle prime battute di voler dominare territorialmente gli avversari ma le prime avvisaglie arrivano sul fronte opposto.

Dopo pochi secondi sull’asse Horváth-Bakoš arriva la prima occasione per il Viktoria, ma al 51’ arriva la rete dei padroni di casa: Rajtoral prova il cross dalla destra e Kovařík colpisce di sinistro, De Sanctis para ma non trattiene e la sfera rotola beffardamente oltre la linea di porta.

Il Napoli accusa il colpo, e nonostante debba comunque fare quattro gol, allenta la pressione e probabilmente è con la testa già alla partita di campionato, competizione principe della stagione partenopea. Al 73’ gli uomini di Vrba sfruttano un veloce contropiede, e il subentrato Tecl supera De Sanctis con un destro a giro. Il Napoli è knock-out.

Al’ 82’ arriva anche la traversa di Řezník, a cui risponde Insigne con un paio di tentativi verso la porta dei padroni di casa, ma è la lancetta a correre più di chiunque altro sul terreno di gioco. Alla fine il Napoli esce con un risultato aggregato di 0-5 e la sconfitta brucia parecchio.

CHIAVE – L’ingresso di Cavani e l’utilizzo delle quattro punte comporta dei rischi in fase difensiva, e Mazzarri lo sa, è un rischio che accetta di correre, ma lo paga. Probabilmente comunque l’impresa non sarebbe arrivata in ogni caso.

MOVIOLA – Viktor Kassai, uno dei migliori al mondo per un sedicesimo di Europa League modesto, dirige da leader e non sbaglia praticamente nulla.

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